Dylan Farrow per la prima volta in tv: «Su Woody Allen dico la verità»

La figlia adottiva del regista ribadisce la accuse di molestie in video: «Sono attendibile, la mia voce dev'essere considerata». E altre attrici (e non solo) si schierano dalla sua parte
Molestie Dylan Farrow in tv «Su Woody Allen dico la verità»

Dylan Farrow, 32 anni, è la figlia adottiva di Mia Farrow, poi adottata anche dall'allora compagno Woody Allen. E da oltre vent'anni è la prima (e unica) accusatrice del regista newyorchese. Secondo la sua testimonianza, il patrigno avrebbe abusato sessualmente di lei, all'età di 7 anni, poco dopo l'adozione. Tale accusa per la prima volta divenne pubblica nel 1992, ai tempi del burrascoso divorzio tra Mia e Allen, che ha poi sposato l’altra figliastra Soon-Yi (sua attuale moglie), di 35 anni più giovane; lui ha sempre negato e (finora) non è mai stato condannato dalla giustizia ordinaria (la sentenza di separazione gli negò la custodia dei figli condivisi con Farrow, definendolo «insensibile e inaffidabile», ma lo assolse dall'accusa di molestie).

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Dylan, da sempre sostenuta dalla madre e dal fratello Ronan (figlio naturale di Allen e Mia, che sono stati insieme dal 1980 al 1992, ma anche il giornalista che ha più contribuito allo scoppio dello scandalo Weinstein), ha ribadito le accuse nel 2014, in una lettera al New York Times. E anche in quell'occasione, il regista le ha definite false e vergognose («All’epoca fu condotta un’indagine minuziosa. Gli esperti conclusero che non c’era alcuna prova credibile di molestie; che Dylan Farrow non era in grado di distinguere tra fantasia e realtà; e che Dylan Farrow era stata probabilmente influenzata dalla madre. Non è mai stata depositata nessuna accusa», questa la replica dell'oggi 82enne).

Ma da un paio di mesi, sulla scia dell'effetto Weinstein, Dylan è tornata a far sentire la sua voce. E adesso - per la prima volta - ha deciso di sostenere le sue ragioni in un'intervista, in tv. «Sono attentibile e sto dicendo la verità [su Woody Allen]», ha dichiarato a Gayle King, presentatrice di* CBS This Morning* (il servizio completo andrà in onda il 18 gennaio, ndr), «Penso che sia importante che le persone capiscano che una vittima, un accusatore, debba essere considerato. E che loro possono fare abbastanza».

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A metà dicembre la 32enne aveva, invece, scritto un editoriale sul Los Angeles Times con questo titolo: «Perché la rivoluzione #MeToo ha risparmiato Woody Allen?», per poi aggiungere nel testo: «Dalle accuse contro capi di ” studios” e giornalisti, alle cameriere degli alberghi che raccontano abusi sul lavoro, le donne stanno rivelando la verità e gli uomini perdono i propri posti. Ma la rivoluzione è stata selettiva. Ho sempre sostenuto che quando avevo 7 anni Woody Allen mi portò in una soffitta. Ho detto allora la verità alle autorità e l’ho raccontata, inalterata, per più di vent'anni. Perché Harvey Weinstein e altre celebrità accusate sono state cacciate da Hollywood, mentre Allen ha recentemente ottenuto un accordo di distribuzione multimilionario con Amazon?».

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Nelle scorse settimane - dopo che le denunce contro gli uomini di potere sono diventate un movimento, intorno all'hashtag #MeToo e all'iniziativa Time's Up e dopo che il Washington Post ha reso noti gli appunti personali del regista, in cui appare «ossessionato dalle ragazzine» - diverse attrici hanno dichiarato di essersi pentite di aver preso parte a un film di Allen. Da Ellen Page e Greta Gerwig, protagoniste di To Rome with Love del 2012, a Mira Sorvino, Oscar nel 1996 per La dea dell’amore. In buona sostanza, tutte hanno affermato: «Ho lavorato con lui e me ne pento. Certe accuse non devono essere ignorate». E adesso si aggiunge anche la voce di Natalie Portman, che durante un panel organizzato da Oprah Winfrey a sostegno di Time's Up, ha dichiarato:« Voglio dire a Dylan che le credo». Su Twitter, poi, è intervenuta anche Reese Whiterspoon: «Anch'io sono con lei». E la star di Call Me by Your Name di Luca Guadagnino, Timothee Chalamet, che ha un ruolo da protagonista nel prossimo film di Allen, A Rainy Day a New York (al fianco di Selena Gomez), ha fatto sapere che donerà il suo intero compenso a Time's Up.

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Alec Baldwin, invece, sta col regista: «Woody Allen è stato indagato dal Tribunale di due stati (New York e Connecticut) e non sono mai state presentate accuse contro di lui. Dire di non lavorare più con lui, senza dubbio, può avere un senso. Ma secondo me è ingiusto e triste. Ho lavorato con Woody Allen tre volte e lo considero uno dei privilegi più grandi della mia carriera».