L'inserimento in terapia di un farmaco antipertensivo negli anziani va ponderato con attenzione, soppesando rischi e benefici. Soprattutto nei soggetti più fragili. [Lettura 4 min] Nonostante l'uso diffuso di antipertensivi negli anziani, esistono poche evidenze che mettano in rapporto l'inizio di questa terapia al rischio di fratture in questa popolazione vulnerabile, caratterizzata da multimorbilità, politerapia e fragilità. Gli anziani in strutture residenziali hanno un rischio elevato di cadute: più di un quarto di queste comportano lesioni gravi; nel 10-15% dei casi esitano in fratture, ricoveri ospedalieri o morte. La terapia farmacologica è un fattore di rischio modificabile che può condizionare le cadute. Gli antipertensivi, data l'alta prevalenza di ipertensione, sono i farmaci più comunemente utilizzati in questa fascia di età. Questi farmaci spesso causano ipotensione ortostatica, che può innescare cadute e, di conseguenza, fratture, soprattutto nel periodo i
È ormai noto che la terapia con statine aumenta il rischio di sviluppare un diabete di tipo 2. Una metanalisi ha valutato l'entità di questo rischio. [Lettura 4 min] Si stima che per ogni 100-250 persone trattate con statine per 2-5 anni, una persona in più svilupperà un diabete attribuibile all'assunzione della statina. È stata da poco pubblicato una metanalisi condotta per valutare l’aumento del rischio di diabete di tipo 2 nei pazienti trattati con statine. Nella metanalisi sono stati inclusi 19 studi randomizzati controllati sulla terapia con statine, che hanno coinvolto oltre 123.000 partecipanti e con un follow-up mediano di 4,3 anni. Tutti gli studi randomizzati e controllati in doppio cieco sulla terapia con statine avevano un follow-up di almeno 2 anni e con almeno 1.000 partecipanti. La metanalisi ha valutato gli effetti della terapia con statine sul diabete di nuova insorgenza e sul peggioramento del compenso glicemico nei diabetici. I dati includevano la tempistica